Bring Me The Horizon – Il potere terapeutico dei live e la risposta che aspettavo
I live per qualcuno potrebbero rappresentare un capriccio, un modo per accrescere l’ego, un businness, o qualsiasi altra cosa, potrebbero essere considerati semplicemente superflui. Potrebbero.
Per me, i live sono essenzialmente e fondamentalmente terapeutici.
La condivisione di certi stati d’animo, espressi attraverso la musica, ti mette in connessione.
Prima con delle parti di te, poi con gli altri.
Questo succede quando sei in auto, mentre fai le pulizie o prepari il pranzo, sul divano con una birra in mano dopo una giornata estenuante, sotto la doccia, quando scivoli lentamente tra le braccia di Morfeo, quando piangi, fumi o ridi. Quando vivi.
Provo queste sensazioni con la loro arte, succede a distanza e continuamente.
Nei live tutto è semplicemente amplificato, alla massima intensità, ci si fonde e al tempo stesso i contorni sono così vividi, è paradossale e mai del tutto descrivibile a parole.
Si passa il tempo dell’attesa fianco a fianco, ci si entusiasma allo stesso modo quando finalmente si spengono le luci a pochi secondi dall’inizio, ci si fa travolgere insieme dalla forza della musica e si sincronizzano i battiti del cuore.
L’energia è palpabile e condividere le transenne è un’esperienza di unione, spalla a spalla.
Lo prova la sinergia che si manifesta in piccoli gesti di solidarietà, una sigaretta offerta, dell’acqua o una stecca di liquirizia per un calo di pressione.
Quando tutto finisce ti ritrovi a dare e ricevere abbracci, anche sconosciuti, ma di una naturalezza e un’autenticità spiazzanti.
Ho scoperto i BMTH così, con Shadow Moses, e sono rimasta irrimediabilmente folgorata.
Le loro canzoni mi hanno accompagnata, sostenuta, fatta smarrire per poi farmi ritrovare casa, più forte.
Sono stata commossa ed entusiasmata dalla voce, scossa dai giri di batteria, pervasa dai brividi per la chitarra, con il basso che risuonava in profondità.
Mi hanno fatta sentire nel flusso, nell’esatto momento presente, mentre mi scioglievo dentro quelle note e vibravo alla stessa frequenza, come se non ci fosse più confine tra dentro e fuori, sopra o sotto, sfumano tutti i contorni ma si creano e ricreano nuove forme e col tempo, si definisce e ridefinisce l’identità.
La musica plasma.
Sempiternal è il mio album preferito, in pieno stile BMTH, ed è stato concepito volutamente così, senza collaborazioni, è stata una scelta quella di creare qualcosa che incarnasse solo la loro essenza, che li rappresentasse totalmente, che avesse vita eterna, uno scrigno di gemme destinate a brillare, appunto, imperituro.
E cazzo se ce l’hanno fatta. È un viaggio.
I BMTH sono un viaggio, un tortuoso, emozionante, vorticosamente caotico e bellissimo, viaggio.
Oscuro e luminoso al contempo.
Ti portano in giro, a spasso nell’anima, attraverso il loro percorso, puoi quasi scorgerne i processi. Attraversando in lungo e in largo le loro vie, intravedi e inizi a comprendere meglio le tue.
Tempo fa mi sono chiesta se le loro genuinità non fosse andata persa, rapita o corrotta da chissà quali falsi bagliori e abbaglianti promesse di nulla cosmico.
Autentica evoluzione artistica o spinte commerciali?
Nella mia testa si è staccata una valanga, di dubbi e domande, nate dalla paura delle delusioni, non perché li abbia in qualche modo idealizzati, non è il caso di erigere immutabili statue su piedistalli, ma per il semplice fatto che mi avrebbe rattristato tantissimo pensare a quella scintilla creativa chiusa in una gabbia.
Mi avrebbe proprio reso triste pensare alla loro fiamma imbrigliata da un’etichetta. Elucubrazioni.
Si tratta della cattiva abitudine chiamata rassegnazione, è l’equilibrio tra la sana accettazione dell’ineluttabile incertezza della vita e il rischio di abituarsi al bruttume dilagante, accogliendolo acriticamente.
Mi sono interrogata parecchio sulla loro evoluzione, ma sempre a livello mentale, la risposta è arrivata dalla pancia invece, dritta al cuore, e sono stati altri sensi a renderla così chiara e cristallina.
Un po’ come la loro musica, unita alla poesia che si sprigiona dal suono delle inconfondibili corde vocali di Oli. Arriva e basta.
È un linguaggio che va oltre l’ordinaria comprensione.
Questo video è spettacolare, fa arrivare tanto, in 4 minuti.
Tanto di quel che ho scritto in più di 6000 caratteri, che alla fine sono circa 4 minuti di lettura 😂
La forza di Empire è qualcosa di unico.
E il live con l’orchestra è imperdibile! Live at Royal Albert Hall
So scrivere solo riguardo a ciò che vivo realmente sulla mia pelle e queste poche righe vengono da lì, dal mio vissuto.
Quando rileggo mi sembra tutto eccessivo, come se potessi risultare ridondante a causa della mia emotività, ma riesco ad esprimermi solo in questo modo.
Quando traduco in lettere quel che sento ho il timore di risultare comprensibile solo a me stessa, quindi riporterò di seguito due considerazioni tratte da un paio di brevi articoli che sintetizzano bene ciò che vorrei passasse.
La magia della Musica sta nelle Nostre Emozioni
…la musica può offrire un canale per esprimere e processare le emozioni che potrebbero altrimenti rimanere inespresse.
Il collegamento con l’immenso lavoro della Poli è lampante.
Sul canale di CgS, inserendo nella ricerca “#Poli” si trovano riassunte le citazioni per me più significative, tratte dal suo libro, per chi volesse approfondire.
L’impatto di un concerto sul benessere psicologico
Numerosi studi hanno evidenziato il ruolo positivo dei concerti sulla sfera emotiva delle persone […]
Partecipare ai concerti non solo può avere un effetto sul benessere emotivo a breve termine, ma può anche avere benefici a lungo termine per la salute fisica.
I benefici a livello fisico sarebbero riconducibili all’effetto positivo sull’intero sistema immunitario, mentre quelli a livello emotivo sono dovuti al potente senso di comunità e appartenenza.
Non sono solita leggere recensioni di album, preferisco godermeli senza condizionamenti, dalla mia prospettiva, perciò sono incappata solo ora in questo articolo del 2015, arrivato giusto giusto a conferma di quel che ho capito durante l’ultimo concerto.
…una band metal che scrive un rock da arena, mantenendo saldamente la propria identità ma compiendo il salto più grande nella sua coerente evoluzione album per album.
La diversità in qualche modo funziona, perché la band trasforma il passato della musica in un suono metallico e impressionante di un nuovo futuro.
L’ho capito dal sorriso di Oli mentre canta kool-aid (a 2 min. e 50 sec. nel video del post sul canale).
Il suo sguardo ha ancora quella luce, e la trasmette al suo sorriso, che brilla allo stesso modo.
Amore. Questo trasmette.
“I mutaforma di Sheffield compiono un ulteriore salto evolutivo“
Oggi so che questo è accaduto di nuovo, è autentico,
ed è reale.