Antropologia

Il grande fascino della dimensione onirica.

L’etimologia della parola sogno si riconduce al latino somnium = sonno, a sua volta dalla radice sanscrita svap- (svapnja in sanscrito vuol dire sonno), poi nel greco ὕπνος (ypnos)= sonno, prima ancoraσ-ὕπνος (s-ypnos). In origine quindi, sogno e sonno erano un tutt’uno e sonno e sogno non si distinguevano.

Attualmente sogno e sonno hanno due significati diversi: il secondo indica lo stato di coscienza del dormire mentre il primo è quella parte del sonno in cui l’inconscio (durante la cosiddetta fase REM) produce delle immagini relative a situazioni che sembrano essere così reali da indurre il soggetto che li vive a provare sensazioni ottimistiche quando piacevoli e sensazioni pessimistiche quando spiacevoli.

L’immaginario di tutta l’umanità è ricchissimo di elementi che riguardano questa dimensione. Dal punto di vista occidentale e quindi nella specifica area di influenza del mediterraneo abbiamo molti elementi interessanti.

Oniromanzia

Innanzitutto un nocciolo strutturale dell’immaginario onirico antico e moderno è che il sogno sia portatore di un messaggio importante. Da questo concetto si sviluppa quella che chiamiamo Oniromanzia ovvero la tecnica di divinazione basata sull’interpretazione dei sogni.

Alcuni studiosi infatti interpretano i dipinti parietali paleolitici delle Grotte di Lascaux come la testimonianza degli elementi narrativi del sonno mistico di fondamentale importanza per tutta la comunità. Anche alcune delle domus de is janas , antiche costruzioni neolitiche scavate nella roccia calcarea dell’isola di Sardegna, si pensa potessero essere dei luoghi sacri adibiti al rito dell’incubazione. L’incubazione è una pratica magico-religiosa che consiste nel dormire in un’area sacra allo scopo di sperimentare in sogno rivelazioni sul futuro oppure di ricevere cure o benedizioni di vario tipo. Rituali di incubazione si conoscono già in epoca sumerica. Questa pratica richiedeva che un sognatore scendesse in un luogo sacro sotterraneo, dormisse una notte sognando e andasse da un interprete a raccontare il sogno, che di solito rivelava una profezia. La religione vedica conosce riti contro i cattivi sogni considerati alla stregua di ogni altro male; ma questa concezione cede presto, nella letteratura brahmanica, all’idea che i sogni costituiscano solo segni premonitori della realtà. Nell’ Epopea di Gilgames, l’eroe, re di Uruk, prima di ogni nuova impresa si ritirava in fasi meditative entro le quali il sogno assumeva un ruolo magico, di raccoglimento interiore e di catalizzazione delle forze divine. Nell’antica Grecia, l’incubazione veniva praticata dai membri del culto di Asclepio e le offerte votive ritrovate nei suoi centri di culto ad Epidauro, Pergamo e Roma attestano l’efficacia del rito. L’incubazione venne adottata da certe sette cristiane ed è tuttora in uso in pochi monasteri greci. In Nord Africa la pratica dell’incubazione, estremamente antica (è segnalata già da Erodoto), è tuttora molto vivace. Essa si pratica soprattutto presso le sepolture dei famigliari o di qualche santo o marabutto. Il termine che la designa più di frequente è asensi (dal verbo ens “passare la notte”).

L’oniromanzia è stata particolarmente valorizzata nel mondo classico.  Per gli antichi Greci, il sogno non è una rappresentazione imperfetta della realtà, né unicamente un flusso caotico di pensieri durante il sonno. Il sogno rappresentava uno stadio superiore di realtà, un limbo tra il mondo umano e il mondo degli déi, che analizzarono dettagliatamente, distinguendone diversi livelli.

Sicuramente è importante ricordare che Morfeo è il dio delegato ai Sogni mentre Ipnos quello delegato al Sonno. Morfeo è figlio di Ipnos e di Notte, nato da una rapporto incestuoso tra il dio e sua madre. Il dio è citato nelle Metamorfosi di Ovidio, il quale gli attribuisce anche due fratelli: Fobetore e Fantaso. Secondo il poeta latino, Morfeo aveva il ruolo di entrare nei sogni degli esseri umani personificandosi in altre persone; Fobetore, invece, compare negli incubi delle persone trasformandosi in creature mostruose; Fantaso infine s’immedesima in oggetti inanimati che popolano i sogni delle persone. Morfeo era inoltre rappresentato, a volte, come un giovane con grandissime ali di farfalla che sbattono silenziosamente alle sue spalle ed un paio di alette sulla testa. Aveva con sé una cornucopia da cui estraeva l’essenza del sogno ed un fiore di papavero per far entrare la persona in un sonno profondo.

Nel Commento al sogno di Scipione, Macrobio, pensatore romano, compie una dettagliata anatomia dell’universo dei sogni, descrivendo i cinque tipi di sogno che, secondo gli Antichi, potevano manifestarsi all’uomo durante la notte. I primi due livelli rappresentano il grado più “basso” del sogno e sono il visum e l’insomnium.

L’insomnium, ossia la visione interna al sogno, è strettamente legato alle immagini dei nostri desideri e delle nostre preoccupazioni che tornano a farci visita di notte. Esso rappresenta l’aspetto “ingannatore” dei sogni, in grado di farci credere di vivere una realtà effettiva che, però, svanisce e non lascia alcuna traccia di interesse o di significato non appena ci svegliamo.

Il visum, l’apparizione, “si verifica in quegli istanti tra veglia e sonno profondo, nel momento in cui, come si dice, si sta per cedere all’influenza dei vapori soporiferi, quando il dormiente, che pensa di essere ancora sveglio […] si crede assalito da figure fantastiche le cui forme e grandezze non hanno niente di analogo in natura” e per natura è simile all’insomnium, con la differenza che in questo caso le immagini che si presentano sono caotiche e confuse. Questi due livelli rappresentano i più elementari e meno importanti del mondo dei sogni, poiché un mero riflesso, più o meno confuso, della realtà quotidiana.

Secondo gli antichi, vi sono livelli superiori che possono rappresentare un limbo tra mondo terreno e mondo ultraterreno, uno stadio superiore di coscienza entro il quale la mente umana, libera dai vincoli della materialità e della quotidianità, può entrare in contatto con i segreti della realtà.

Il primo di questi livelli è l’oraculum, l’oracolo; esso “si manifesta quando ci appare in sogno un parente o un personaggio venerabile e importante, come un sacerdote o una divinità stessa, per informarci di ciò che ci accadrà o non ci accadrà e di ciò che dobbiamo fare o dobbiamo evitare”. Essendo l’universo onirico un limbo tra questo mondo e il mondo dei defunti, in alcune occasioni è possibile entrare in contatto con le anime che albergano nell’oltretomba, generalmente le anime degli antenati, che avendo acquisito la prescienza degli eventi futuri possono avvertire i loro parenti circa il fato a cui stanno andando incontro.

Il secondo livello superiore la visio, la visione; esso “ha luogo quando le persone o le cose che vedremo in realtà più tardi si sognano come saranno allora”; si tratta del sogno premonitore, che anticipa eventi futuri mettendoli in scena, senza dunque la mediazione di un antenato che anticipa “verbalmente” gli eventi.

Infine vi è somnium, ossia il sogno propriamente detto; esso “nasconde ciò che ci comunica sotto uno stile simbolico e velato di enigmi il cui significato incomprensibile esige il soccorso dell’interpretazione”. Il somnium vero e proprio, al contrario dell’insomnium e del visum, possiede un significato simbolico che è compito del sognatore riuscire a rintracciare, per decifrare cosa la sua psiche, l’esistenza o gli déi stanno tentando di comunicargli; esso può essere personale, quando il sognatore è il protagonista del sogno; estraneo, quando altri personaggi sono i soggetti delle azioni; comune e pubblico, quando esso mette in scena relazioni tra il sognatore e altri soggetti o, in generale, la comunità; infine, il grado più elevato di somnium, il sogno universale. Si tratta di una forma di sogno mistico, durante il quale la coscienza del sognatore è annichilita dalla manifestazione del Cosmo e delle sfere celesti nella loro immensità.

Tutte le civiltà hanno assegnato grande rilievo al sogno considerandolo un fattore universale di mediazione tra gli uomini e la divinità. Esso possiede quindi un significato divinatorio e spesso addirittura profetico. Gli dèi, gli angeli, i geni o i demoni approfittano del sonno per investire lo spirito della persona scelta e inviare un messaggio alla stessa o attraverso quel tramite all’intera umanità.

Attraverso il Papiro Insinger o il Papiro Chester Beatty III abbiamo testimonianza del concetto di oniromanzia da parte del mondo egizio. Pare infatti che per questa civiltà il sonno fosse uno stato di coscienza che permettesse di entrare in contatto con un altro mondo, un mondo caratterizzato dalla fluidità del tempo che permetteva quindi al futuro di potersi manifestare liberamente. Essendo tale pratica considerata pericolosa, gli Egizi si proteggevano ponendo accanto a sè delle icone di divinità benigne, nella fattispecie spesso del dio Bes.

Nelle religioni monoteiste, i sogni profetici costellano i racconti e gli insegnamenti dei testi rivelati.

Nella tradizione musulmana il sogno e l’oniromanzia occupano un posto molto importante. Essi classificano i sogni in due categorie: i sogni veritieri ispirati da Dio e i sogni falsi ispirati dai demoni. I primi sono chiari, positivi e con personaggi familiari, saggi e santi mentre i secondi sono assurdi, confusi, negativi e costellati da immagini spaventose. Anche la tradizione del sufismo individua queste due categorie ma ne dà un’interpretazione più approfondita: ” I sogni falsi sono legati alle preoccupazioni terrene, così, quando il sogno abbassa la barriera dei divieti, i bisogni carnali repressi dalla coscienza si manifestano attraverso i sogni. Perciò il dormiente al suo risveglio, può fare il punto circa le sue preoccupazioni del momento e le esigenze della sua anima carnale. Quanto ai sogni veritieri, invece, essi trattano soggetti spirituali. E’ attraverso questi sogni ispirati che i maestri religiosi e i grandi mistici ottenevano una risposta a una domanda, a un problema metafisico (…) I sogni veritieri, caratterizzati dal linguaggio simbolico, hanno bisogno di essere interpretati da un maestro religioso. Questi sogni veritieri possono anche essere dei momenti di illuminazione divina in cui la parola di Dio diventa evidente. “

Nella Bibbia; Genesi, 41, 15-32; vi è l’esempio emblematico del racconto di Giuseppe che mostra la profonda importanza attribuita al sogno da parte dei popoli mediorientali ma anche di grande valore per quanto riguarda il tipo di interpretazione data. Parliamo dell’episodio in cui Giuseppe interpreta il sogno del Faraone delle sette vacche magre che divorano le sette vacche grasse e delle sette spighe vuote che spuntavano subito dopo sette spighe piene e belle. Giuseppe lo interpretò come sette anni di abbondanza ai quali sarebbero seguiti sette anni di grande carestia. Dopo quella interpretazione Giuseppe ebbe un ruolo di grande rilievo nella gestione dell’Egitto da parte del Faraone, ruolo che utilizzò per gestire l’eccedenza dei raccolti in previsione dell’arrivo della carestia. Questo passaggio biblico è posto a dimostrazione del fatto che il destino può essere evitato se si sviluppa una buona comunicazione col divino, comunicazione che pone come tramite fondante proprio il sogno.

Il concetto dell’oniromanzia come strumento di previsione dei pericoli, è un concetto estremamente diffuso a tutte le latitudini. In area cosiddetta amerinda, ad esempio, la reazione a un dato evento deve essere la stessa, che tale evento sia prodotto nella realtà o si sia verificato nei sogni. Quindi se un Cherokee sogna di essere morso da un serpente dovrà essere trattato come se fosse stato morso nella realtà, altrimenti la ferità gonfierà e si infetterà. Anche se dovessero passare molti anni prima che tale conseguenza si verifichi nella realtà bisogna prendere provvedimenti poiché nel sogno è già accaduto.

Interpretazione dei sogni

Come abbiamo visto sinora, i sogni hanno sempre suscitato l’interesse degli uomini fin dai tempi più remoti. La letteratura classica, ad esempio, è ricca di racconti che hanno a che fare con l’attività onirica. Nel II secolo d.C. un autore greco di nome Artemidoro Daldiano, precorrendo Freud, scrisse un’opera intitolata “L’interpretazione dei sogni”.

Nella cultura egemone occidentale è indubbiamente Sigmund Freud il baluardo dell’analisi onirica del mondo attuale. Il collegamento tra i suoi studi e la nostra personale interpretazione dei sogni è ormai un automatismo.

Il suo pensiero può essere enunciato attraverso varie massime, la formula “Il sogno è il custode del sonno” è sicuramente molto illuminante. E’ lecito pensare che la funzione principale del sogno sia davvero quella di proteggere il dormiente. Essendo sottoposto a continui stimoli endogeni ed esogeni, l’attività onirica gli porta una risposta più o meno adeguata e sufficiente ad essi, rispondendo coi sogni ai suoi desideri o alle sue sensazioni. Anche il postulato “Il sogno è la realizzazione di un desiderio” quindi spiega bene che un’altra delle funzioni principali del sogno sia quella di esprimere i desideri non soddisfatti o proibiti che si annidano nell’inconscio. Approfittando dell’intorpidimento del sistema cosciente durante il sonno , questi contenuti relegati nei meandri della psiche, si esprimono nel sogno permettendo la loro realizzazione simbolica. Freud per confermare questo rapporto sogno-realizzazione o sogno-ideale ricorre al linguaggio corrente. Infatti nel linguaggio comune il sogno si articola in due costanti: l’aspetto meraviglioso quindi ideale e l’aspetto irreale attraverso il quale trascende la materialità. Il sogno in questo senso, ma in termini più complessi, possiede due dimensioni, una manifesta e una latente. La prima corrisponde al sogno in se stesso ovvero la narrazione di per sé e quella del sognatore, mentre la seconda corrisponde al senso del sogno ovvero al messaggio di cui è portatore. Alcuni processi psichici mascherano il sogno col fine di censurare per proteggere l’equilibrio psicologico. Il rifiuto dell’accesso alla coscienza di elementi negativi porta quindi a un travestimento che Freud chiama lavoro di elaborazione del sogno. I sogni utilizzano un linguaggio cifrato:

  • La condensazione permette di compattare più rappresentazioni in una sola. Ad esempio caratteristiche di più persone in una.
  • Lo spostamento permette a un elemento latente di essere rimpiazzato da un altro lontano e illusivo. La centralità psichica è trasferita da un elemento fondante a uno accessorio rendendo l’apparenza del sogno straniante.
  • La simbolizzazione concorre all’oscurità del sogno. Essendo il sogno fatto di simboli, Freud ammette un sapere inconscio comune quindi un inconscio collettivo. Secondo la sua interpretazione il simbolo serve a rappresentare in modo analogico un elemento rimosso.

L’interpretazione dei sogni è in questo senso un ponte tra i contenuti inconsci e i contenuti consci. Essa consiste dunque nello stabilire dei legami, nel procedere per associazioni di idee e nell’applicare una lettura analogica, cercando di avvicinare i significanti tra loro. L’interpretazione dei sogni è infine individuale cioè soggettivo poiché assume un senso particolare per l’individuo, in funzione della sua storia, esperienza e dei suoi riferimenti.

Per Freud, l’incubo è un sogno fallito in cui le modalità di travestimento dei contenuti inconsci sono imperfette. Esso risponde alla stessa definizione e analisi del sogno ma libera più facilmente il suo significato nella misura in cui è insufficientemente camuffato.

Tra le varie teorie sul sogno, spicca la teoria di Carl Gustav Jung fondatore della Psicologia Analitica. L’impostazione di Jung è piuttosto diversa da quella di Freud. Per Jung i sogni sono l’espressione di un “inconscio collettivo”, ossia di quel patrimonio di simboli e d’immagini “archetipiche” (cioè primordiali e appartenenti alla specie) che tutti gli uomini condividono. La loro forza risiede nel loro essere portatori di un sapere profondo, illuminante, capace di trasmettere saggezza ed energia. Jung oltre ad affermare che attraverso i sogni si può conoscere la vera personalità dell’essere umano, riconobbe nei sogni la possibilità di ricevere messaggi sul futuro. La scienza basilare dell’interpretazione dei sogni è basata sulla legge delle analogie filosofiche, la legge delle analogie dei contrari, la legge delle corrispondenze e della numerologia.

 La sua teoria si dipana attraverso dei punti fondamentali:

  • Innanzitutto secondo Carl Gustav Jung il sogno è un prodotto autonomo e significativo dell’attività psichica. (C.G. Jung, L’Analisi dei sogni e altri scritti, Biblioteca Bollati Boringhieri, p. 21). Ciò vuol dire che, come nelle migliori tradizioni greche, non siamo noi che sogniamo, ma sono le immagini del sogno che ci vengono a trovare durante la notte. Siamo soliti dire ho fatto un sogno, ma più correttamente dovremmo dire ho visto un sogno (come ci suggerise la cultura greca, James Hillman e Robert Moss).
  • Nel sogno sono presenti elementi della psiche individuale, ed elementi della psiche collettiva. Ovvero sono presenti elementi personali, ed elementi culturali.
  • Secondo Jung l’inconscio non si traveste come pensava Sigmund Freud.
  • Nel sogno non ci sono parti nascoste o ambigue. Bensì l’inconscio si manifesta con autenticità attraverso simboli e archetipi.
  • Il sogno è una sorta di teatro. Ovvero ogni personaggio del sogno (cosa o persona) è una parte del palcoscenico psichico dell’individuo. Se sogni tua madre, tuo padre o tuo marito, non stiamo parlando di loro, ma stiamo parlando di te sognatore. Tutti questi personaggi sono parti della tua psiche.

Altri studiosi invece hanno formulato teorie molto diverse. Per alcuni (come ad esempio il neurofisiologo Robert W. MacCarley) il sogno, anziché essere un processo di mascheramento, sarebbe un processo di attivazione. Per altri autori, il sogno sarebbe invece una rielaborazione delle esperienze nascoste percepite durante lo stato di veglia, dove verrebbero memorizzate e poi, durante il sonno, riemergerebbero.

Il premio Nobel per la medicina Francis Crick ha elaborato una teoria secondo la quale il sogno sarebbe un modo in cui il cervello smaltisce l’eccesso di informazioni raccolte. Secondo la teoria delle “reti neurali” (ovvero gruppi di cellule neuroniche che cooperano per la registrazione delle associazione tra eventi percepiti) il sogno servirebbe non solo a mettere ordine, ma anche a fare pulizia, eliminando i ricordi più deboli e inutili, mantenendo in efficienza la rete neuronica per il giorno seguente. Secondo tale teoria i sogni sarebbero quindi una sorta di spazzatura che il cervello sta eliminando.

Dal fatto che esistano diverse teorie, spesso contrapposte, si può facilmente dedurre che, dal punto di vista scientifico, i sogni rappresentano ancora in buona parte un mistero. Questo deriva ovviamente dal fatto che essi sono il prodotto del cervello che è e rimane l’oggetto più complesso che esista in natura.

Il viaggio astrale

L’espressione esperienza extracorporea, nota anche con le sigle OBE e talvolta OOBE (dall’inglese out of body experience), sta a indicare tutte quelle esperienze, la cui interpretazione rimane controversa, nelle quali una persona percepisce di “uscire” dal proprio corpo fisico, cioè di proiettare la propria coscienza oltre i confini corporei, spesso definito in sintesi come Viaggio Astrale.

Nelle dottrine misteriche il viaggio astrale non si differenzia di fatto dallo stato di sonno e dai comuni sogni che si fanno dormendo, tranne per il fatto che in quest’ultimi manca la coscienza di trovarsi fuori dal corpo. Per capire la natura di tali esperienze, nell’occultismo moderno si fa riferimento all’anatomia sovrasensibile dell’essere umano, composta da vari corpi tra cui quello astrale, che partecipa della coscienza, uno eterico, in cui risiede la vita, oltre a quello fisico. Secondo le testimonianze degli esoteristi, ogni notte nel sonno si verifica una separazione dell’Io della persona addormentata e della sua componente astrale, mentre il suo corpo fisico che rimane nel letto può continuare a vivere perché resterebbe avvolto da quello eterico, responsabile delle funzioni vitali.

Solo in circostanze particolari come nei riti iniziatici dell’antichità officiati dagli sciamani e dai sacerdoti, si provocava una separazione anche del corpo eterico vitale, inducendo uno stato di trance profonda simile alla premorte. La morte stessa, del resto, avverrebbe quando i corpi sottili, allontanatisi dall’involucro fisico, non possono più fare ritorno in quest’ultimo, a causa della rottura del cosiddetto «cordone argenteo» che li collegava.

Riuscire a trasferire la propria coscienza dal corpo fisico a quelli sovrasensibili è ciò che consentirebbe inoltre i sogni lucidi, ossia quel fenomeno chiamato «onironautica» in cui si ha la capacità di restare desti mentre si dorme, e di modificare a piacimento i propri sogni. Da qui nasce la disputa se il sogno lucido stesso possa essere considerato una sorta di viaggio astrale, cioè un’esperienza di separazione della propria anima, con cui ci si possa recare in ambienti realmente esistenti.

Nel caso del sogno lucido, in effetti, ci si può effettivamente trovare ad esempio nell’ambiente circostante, e nel momento corrispondente a quello in cui si verifica il sonno, ma anche in tempi e luoghi diversi da quelli ordinari, assimilabili a un mondo parallelo o un piano astrale.

L’interesse per i viaggi extracorporei crebbe in età moderna a partire dal XIX secolo, sotto lo stimolo della diffusione di conoscenze sulle culture sciamaniche extraeuropee, ma soprattutto per la nascita dello spiritismo e una rinnovata attrazione per l’occultismo esoterico. La possibilità di accedere alla memoria collettiva del mondo o alla cosiddetta cronaca dell’akasha, a cui fu dato il nome di «proiezioni astrali» o «visioni astrali», divenne inoltre una materia popolare di insegnamenti esoterici nell’ambito della Società Teosofica sorta sul finire del secolo.

Negli anni sessanta del XX secolo, l’americano Robert A. Monroe, insieme al suo collega di ricerca Charles Tart, con la pubblicazione di Journeys Out Of The Body rese popolare l’espressione «esperienza fuori dal corpo», in luogo del termine storico «proiezione astrale» ritenuto non alla portata comune perché troppo evocativo di un contesto occulto.

Uno studio condotto da Bigna Lenggenhager, della Scuola Politecnica Federale di Losanna e da Henrik Ehrsson dell’University College di Londra, primo in assoluto del suo genere, è descritto in due articoli pubblicati su Science.

Nell’esperimento eseguito i partecipanti hanno indossato speciali occhiali utilizzati in visioni tridimensionali attraverso i quali hanno visto, proiettata a una distanza di due metri, la propria immagine mentre la stessa era simultaneamente ripresa da una telecamera posta dietro di loro. Durante le proiezioni, la loro schiena veniva toccata diverse volte con un bastoncino, così che essi hanno potuto osservare ciò che accadeva “in diretta” sull’immagine virtuale. Quando poi ai partecipanti è stato chiesto in quale punto si trovassero della stanza, quasi tutti hanno indicato la posizione virtuale. Gran parte dei volontari, quindi, ha avvertito una dissociazione dal proprio corpo.

Secondo gli autori, questo studio fornisce una possibile spiegazione scientifica dell’origine del fenomeno delle esperienze fuori dal corpo, alla base del quale “potrebbe esserci una disconnessione fra i circuiti del cervello che elaborano le informazioni sensoriali”. Questo esperimento, ha commentato Peter Brugger, dell’University Hospital di Zurigo, dimostra che la coordinazione dei sensi e la prospettiva visuale e visione sono importanti per la sensazione di trovarsi all’interno del proprio corpo.

I ricercatori hanno quindi dedotto che la percezione che una persona ha di se stessa può essere manipolata usando una serie di stimoli multisensoriali in quanto l’unità spaziale e la coscienza del corpo dipendono dai meccanismi del cervello. Tali studi non permettono però di concludere in modo definitivo circa la natura oggettiva o allucinatoria del fenomeno dell’esperienza extracorporea, o di altri fenomeni simili, come quelli di premorte.

Ascesa e Discesa

Dal punto di vista simbolico, invece, potremmo interpretare lo stato di coscienza del sonno, l’atto conseguente del sogno passivo o dell’attivo sogno lucido-viaggio astrale come elementi a loro volta conseguenti tra due spinte precise: la spinta ascendente e quella discendente.

L’ascensione, dal latino Ascendere che significa salire, implica un movimento verso l’alto sul piano fisico o psichico. E’ connessa all’emersione, l’elevazione, la sublimazione e la liberazione dei pesi che traggono verso il basso. Nel mito e nell’immaginario è spesso rappresentata dall’immagine del volo, delle ali, dell’occhio che vede dall’alto con una prospettiva più ampia e quindi in questo senso anche come la capacità di affrancarsi dai limiti della materia espandendo la propria spiritualità.

Gli sciamani disegnano un sentiero che si estende attraverso delle prove come una montagna, una scala fino alle nuvole. Tracciano mappe con segni riconoscibili usati nei viaggi per ascendere ai Mondi Superiori e nei passaggi da un’esperienza sciamanica alla successiva le mappe registravano un paesaggio interiore omogeneo come punto di riferimento per ogni sciamano.

Anche déi ed eroi di miti e tradizioni religiose ascendono a regni celesti, simboli di gloria, immortalità, conoscenza o spiritualità trascendente. Nella tradizione cristiana l’ascensione è un nodo fondante. Nell’ebraismo, figure come Abramo e Mosè compiono l’ascesa su una montagna per raggiungere il cospetto di Dio. Maometto è salito al cielo attraverso il cavallo Buraq. Dante ha descritto molto dettagliatamente la difficoltà del percorso e dell’accesso psichico alle vette spirituali raffigurando l’ascesa ai cieli come la scalata di una montagna divisa in sette balze, un albero del mondo o una colonna di fumo.

Infatti l’ascensione richiama l’immagine dell’albero, della scala a pioli, della montagna, del cielo e dello spazio esterno, oltre che di ascensori e gradinate. Rappresenta intuizioni e pensieri elevati oltre che slanci di immaginazione.

Nei rituali di iniziazione e nei processi psichici di trasformazione è naturale la sua contrapposizione alla discesa: uno dei due poli nel movimento tra realtà superiore e inferiore, vette e profondità, alti e bassi che caratterizzano gli umori e i legami affettivi, oppure oscillazione tra ragione e istinto come strumento della conoscenza del Sè o nelle dinamiche di separazione e di sintesi. In molti sistemi simbolici, l’ascesa dev’essere seguita da una discesa e viceversa, con l’obiettivo di equilibrare gli opposti e giungere all’integrazione del Sè. Non a caso gli sciamani entrano in stati alterati di coscienza indossando oggetti legati alla propria identità umana, per mantenersi in contatto con la forma corporea e la coscienza umana a cui devono poi far ritorno.

Ed è qui che si evidenzia la forza della discesa che conduce dall’alto verso il basso, dal cielo alla Terra, dal mondo superiore a quello sotterraneo o suboceanico. La forza di gravità spinge verso il basso, calando gli esseri umani nella vita reale, con fardello di responsabilità e con la sperimentazione che ciò comporta: il piacere dei sensi, la felicità, il dolore. Dalle acque rinfrescanti al fuoco più vivo. La discesa ha il potere di coagulare, di concretizzare: lo spirito volatile acquisisce materialità, mentre i sogni, le idee, le potenzialità e le fugaci immagini dell’intuizione diventano reali, soggetti a corrompersi e a svanire. Ciò che si teme di più è proprio la Caduta. Si dice Tornare coi piedi per terra perché la discesa può essere anche ridimensionamento, collisione, crollo, disincanto e disillusione. Eppure miti e rituali, fin dai tempi più antichi, attestano le potenzialità trasformative connesse alla discesa. Questa rappresenta di fatto un ritorno alla matrice transpersonale per poter rinascere, il raggiungimento di una preziosa conoscenza di sé acquisita nei luminosi regni dell’oscurità o ancora il dono della comprensione capace di “elevare” fino alla conoscenza collettiva ciò che è autenticamente profondo. Insomma, come in cielo così in terra!

La Matrice interiore

In conclusione è importante citare l’interessante lavoro di Emanuele Palmieri, scrittore e ricercatore, impegnato nel campo della Crescita Personale. Nel suo libro La Matrice Interiore espone un punto di vista sulla Conoscenza di Sè davvero innovativa seppur basata su elementi di studio spesso già noti.

La Matrice Interiore è un modello che si basa sullo studio dell’enneagramma con l’aggiunta di due ulteriori elementi fondamentali: la fisica quantistica e la visione tridimensionale.

A suon di Conosci Te Stesso, Palmieri ci trasporta nell’individuazione di un nuovo focus della realtà che assume un significato a tutto tondo.

Sul contesto specifico dei sogni lo stesso autore ci ha dichiarato: ” Il mondo onirico, letto nella chiave della Fisica di Bohm, è un mondo bi-dimensionale perché fatto di livelli di energia che variano nel tempo. Ciò lo colloca nel mondo delle sensazioni, è quindi un insieme di sensazioni che vengono decodificate attraverso il nostro personale modo di leggere e di accedere agli archetipi. Ci sono dei sogni in chiaro perché per noi quelle emozioni vengono trascritte in modo preciso e per noi comprensibile e possiamo visualizzarli. In altri momenti accade che invece quello che tentiamo di decodificare o non viene compreso e viene trascritto attraverso immagini del mondo reale che noi conosciamo meglio oppure li scartiamo perché troppo incomprensibili o troppo spaventosi. Si tratta di una decodifica perché il mondo delle immagini è fatto di Spazio per Livello Energetico, ma nel momento del sogno lo Spazio è assente per cui l’immagine è una ricostruzione, che viene fatta da noi, di quel messaggio archetipico fatto di emozioni. Noi decodifichiamo Emozioni in Immagini. Quando c’è un sogno che ci sfugge diciamo -Non ho capito bene cos’ho sognato- invece dovremmo dire – Ho decodificato in modo parziale o incomprensibile quello che ho sognato- si tratta di decodificazione manchevole nel passaggio da Emozioni a Immagini. Questo perché potrebbe trattarsi di concetti che sfuggono alla nostra conoscenza e comprensione oppure concetti che rifiutiamo di portare alla nostra comprensione. “