Ricercando

Neolingua e politically correct: la nuova censura

Neolingua e politically correct: la nuova censura

-Marco Cesario scrive per malleusphilosophorum.com

???????????? ?’????????? ??? ????????????? ???????? ??? ?????? ?? ?????????? ?? ??????? ?? ?????????? ???????? ? ?? ?????????? ? ??????? ?? ????? ? ?????????. ??? ????? ?????? ?? ?̀ ??????????? ?? ?? ????????? ??????? ?????? ???̀ ??????? ????? ?????? ???????????, ??? ???? ? ??????? ??????? ?ℎ? ????????? ????????? ?????????? ? ????????????? ? ????????̀ ???????.

“Non si comandano le anime come si comandano le lingue”, scriveva Spinoza nel Trattato teologico-politico. Il linguaggio definisce una società e crea un’intima coesione all’interno di un popolo. Il controllo del linguaggio può essere prerogativa di uno stato, sia che si tratti di uno Stato creato per uno scopo utopico, democratico o totalitario, perché il linguaggio dà accesso all’immaginario del popolo e quindi permette di comandare le sue «anime». Il linguaggio può essere utilizzato dalle élites culturali per suggerire un’idea della realtà attraverso una percezione distorta e manipolata dei fatti.

Nelle Istorie fiorentine, Machiavelli osserva come, per condizionare l’uomo, ogni politica debba necessariamente passare attraverso la logica, tessendosi strettamente con il linguaggio. Sulla stessa scìa, Hobbes afferma che gli esseri umani possono essere facilmente soggiogati da un sistema linguistico che mescola paura e orgoglio. Così, se lo stato o le élites culturali creano, attraverso il linguaggio, una situazione di paura e di tensione, plasmano un popolo maggiormente obbediente perché disposto a rinunciare ai propri diritti purché abbia l’impressione, seppur falsa, di fare o dire la cosa giusta.

Nella società dell’informazione – emersa grazie alle nuove tecnologie e succeduta alla società industriale – l’informazione gioca un ruolo fondamentale. In questo contesto, bisogna essere consapevoli che l’informazione non è qualcosa che ritroviamo allo stato grezzo in natura, ma è il risultato dell’elaborazione, della manipolazione e dell’organizzazione dei dati. L’informazione è un messaggio o un insieme di messaggi ricevuto e compreso, da cui si possono trarre conclusioni, è qualcosa che si aggiunge alla conoscenza della persona che lo riceve. È anche una merce, una proprietà, un potere.

Il problema dell’informazione di oggi è che deve passare sotto le forche caudine del politicamente corretto, operazione che non permette di descrivere il mondo così com’è, distorcendo così la percezione e la comprensione di chi la riceve. La politically correctness decide cosa deve o non deve essere chiamato o nominato in tal modo, limita, controlla il linguaggio e indirettamente anche i nostri pensieri, perché il linguaggio fornisce un quadro di riferimento per il nostro pensare.

Inizialmente l’obiettivo del politicamente corretto era quello di proteggere le persone da stereotipi ingiusti, di evitare di offendere gli altri e di proteggere i diritti di tutti i cittadini. Per esempio, è politicamente corretto parlare di: persone di colore, svantaggiate, anziane, con mobilità ridotta, disabili, ciechi; o di persone in cerca di lavoro, senza fissa dimora, che scompaiono dopo una lunga malattia; o di danni collaterali, sciopero chirurgico, teatro delle operazioni ; o di razionalizzazione del personale, riorientamento della carriera o di paesi emergenti.

Il grosso problema è che queste espressioni frutto del politicamente corretto sono molto volatili e si consumano molto rapidamente. Ma la politica ha capito che padroneggiare il politicamente corretto è una questione di gestione di potere, e padroneggiando ciò che è dichiarato corretto o scorretto, si ha il potere anche di controllare i valori, le percezioni, i comportamenti e le decisioni degli altri. Questo non è sfuggito all’attenzione di intellettuali, scrittori, giornalisti. Tuttavia c’è un problema gigantesco: dire alle persone cosa e come dovrebbero pensare attraverso quello che possono dire è semplicemente contrario alla libertà di espressione che è garantita dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (1950) ed anche dalla Costituzione della Repubblica Italiana (art.21).

Il politicamente corretto è ampiamente praticato nella società odierna, sia per scopi commerciali, manageriali, politici o ideologici. Se si è confusi su qualcosa, allora ci si affida all’informazione per formarsi un’opinione, ma i problemi sorgono ogni qual volta il processo di informazione è imperfetto: mancanza di pluralismo, mancanza di completezza, mancanza di obiettività, propaganda, manipolazione deliberata dell’informazione.

I sostenitori del politicamente corretto per garantire l’affidabilità della loro lotta invocheranno la teoria « destruzionista » la quale tende a dimostrare che le parole in sé non corrispondono ad alcuna realtà materiale. Ma è falso. Esiste infatti un rapporto indissolubile tra linguaggio e realtà. L’essere umano è infatti ζῷον πoλιτικόν, «animale politico », che come arguiva Aristotele tende per esigenze economiche ed intellettive a vivere con altre persone, organizzandosi in gruppi, famiglie (oikos), villaggi e citta’ (polis). E questo sarebbe stato impossibile senza un linguaggio volto a descrivere la realtà circostante e parole associate a oggetti concreti e astratti: Isocrate afferma che la parola, è « guida di tutte le azioni e di tutti i pensieri ». Solo grazie al linguaggio gli uomini hanno potuto fondare città, varare leggi, inventare arti, distinguere il bene dal male. Il logos è la parola che nasce dalla riflessione e dirige dunque l’azione.

Ma il politicamente corretto, imponendo l’idea di un linguaggio incapace di dire la verità, priva dunque le parole di ogni significato, cancellando con esso anche una porzione di realtà. Facendo eco al filosofo G. Berkeley, che attribuiva al linguaggio una voce che emetteva parole necessariamente fuorvianti, c’è nella riformulazione linguistica volontaria del politically correct il contorno di una violazione della sincerità: infatti, se le parole vengono padroneggiate e poi sostituite da altre, il significato primario viene innegabilmente modificato, a volte addirittura soffocato, e l’uso del discorso politicamente corretto equivale a legittimare artifici linguistici che impongono un vero e proprio tradimento semantico.

Il sociologo francese Pierre Merle dà l’esempio della parola «tolleranza».

Dall’inizio degli anni ’90 questa parola attraverso un’operazione capillare di politically correctness è diventata una parola polisemica che può designare «adesione, accordo, incoraggiamento».

Questa manovra permette di mantenere la stessa parola, ma con significati diversi. Lo scrittore franco-russo Vladimir Volkoff, che ha scritto molto su disinformazione e politically correct, offre numerosi altri esempi di parole investite del politicamente corretto: “complice” ha assunto il significato di “amico”, “discriminazione” è ora solo sinonimo di “esclusione”, il verbo “gestire” significa ora “dirigere”, così come il verbo “investire”, “impegnarsi”. Allo stesso modo, il “nazista” è semplicemente “razzista” e tutto questo non è più un «problema» ma nel peggiore dei casi una “difficoltà “.

“Poiché gli uomini hanno bocche per parlare e orecchie per ascoltare – scrive Volkoff – cioè da quando si scambiano messaggi, hanno capito che è possibile approfittare della vaghezza della più innocente delle informazioni; che, poiché la legge della verità in essa contenuta non è né fissa né garantita, non c’è nulla di più facile che unire l’approssimazione involontaria all’inganno deliberato».

E’ chiaro come il discorso politicamente corretto impedisca deliberatamente qualsiasi chiarezza, qualsiasi precisione, al punto che ci si dimentica il significato primario di ogni parola. Questa cancellazione o cambio assolutamente arbitrario della parola permette al trasmettitore di manipolare la lingua, facendo scivolare il significato originario in un nome diverso. Questo operazione contribuisce a creare una vaghezza linguistica che dà spazio alla distorsione la quale ha un impatto sulla disinformazione, un processo che finisce per provocare una manipolazione dell’opinione pubblica, in quanto l’informazione viene trattata in modo indiretto, e/o comunque sotto il giogo del politically correct.

“Il politicamente corretto spiana il terreno alla disinformazione – scrive ancora Volkoff – (…) da cui rimuove gli ostacoli naturali (…) la disinformazione fa regnare quello che viene chiamato pensiero unico, restituisce, per così dire, la cortesia al politicamente corretto preparando la strada alla sua diffusione a sua volta . È infatti attraverso uno schema circolare e dipendente che il politicamente corretto è legato a una volontà di negare astrattamente il senso comune per ricostruire, con disinformazione, una nuova realtà immersa in un’atmosfera permanente di deformazione della realtà».

Oggi il politically correct sostiene con orgoglio e coraggio la sensibilità e il rispetto per la dignità delle persone che possono essere discriminate a causa della loro alterità. Una differenza che è rivendicata come legittima per evitare una visione denigratoria dell’alterità stessa. Inizialmente l’intenzione era necessaria per garantire relazioni più eque tra le persone, ma nel tempo questa si è trasformata in un controllo sociale sempre più stretto della libera espressione, controllo che ostacola qualsiasi disaccordo o contestazione o capacità critica.

Anteponendo la difesa dell’uguaglianza a quella della libertà attraverso il controllo capillare del linguaggio, si crea una una tensione sempre più insostenibile tra uguaglianza e libertà con quest’ultima destinata a farne le spese e con essa il concetto stesso di democrazia che rischia di scivolare nel baratro.

Marco Cesario

????????????

???????, ???????? ?????????-????????, ??????? 2007
???????̀ ???ℎ???????, ??????? ??????????, ???????, ?? ??????? 1991
?????? ?????, ????́?????? ?? ???? ???? ????????. ?? ?????????? ?? ?’?????????, ?? ???? ?? ?’???, 2019
???????? ???????, ?????? ℎ??????? ?? ?? ??́????????????, ???????? ?? ???ℎ?? ???? 1999